Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/124

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114 la grande giornata.

errante sopra un terrazzo principesco, nelle ore crepuscolari: una impressione, una visione, un nulla che fosse femminile gli prendevano l’anima. La poesia della donna era la prima che schiudesse il cuore del poeta, e doveva essere la più profonda: e non amando ancora, non essendo forse predestinato a quella eccezionale, rara forma del sentimento che è la passione, egli poteva analizzare consecutivamente tutte le attrazioni, tutte le seduzioni dell’ideale muliebre. Uno dei suoi più acuti piaceri erano le domeniche a Villa Borghese, in quello sfilare continuo di equipaggi, dove le donne troneggiavano, dove le donne trionfavano, ora nell’umiltà delle palpebre abbassate, delle bocche pensose, ora nel languore di certe pose abbandonate, ora nella serenità della indifferenza. Egli vi andava sempre: e quando cadeva il sole, rosso ardente, fra i cipressi di Monte Mario, e i vestiti delle donne si scoloravano ed esse stesse sembravano colpite da pallore, Riccardo provava l’emozione intima dei grandi spettacoli umani. Due o tre volte, coi suoi quattrini, soggiacendo poi a piccole ma tormentose privazioni, era andato al teatro: una sera proprio all’Apollo. Visione prolungata per tre ore, e che illuminò le sue buie giornate per gran tempo: visione di bei quadri scintillanti che accende-