Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/126

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116 la grande giornata.

conto parlamentare, lo scrittore abbandonava gli oratori noiosi della politica, per inneggiare alla seducente contessa che era comparsa, benefica apparizione, nella tribuna diplomatica; certo, per quanto la contessa fosse abituata agli omaggi, quel pubblico, delicato omaggio, fatto in una forma così gentile, doveva riescirle gratissimo. Quando all’indomani di una festa al Quirinale, lo scrittore scioglieva in un poemetto di prosa la sua ammirazione per le dieci dame più belle, più eleganti, Riccardo immaginava quanto piacesse alle orecchie femminili quel lusinghiero linguaggio. — Le donne — egli pensava — sono riconoscenti a chi sa apprezzarle, esse conoscono bene i loro amici; esse sono dolci al poeta che le canta. — E per arrivare a questo suo sogno, l’arte, la poesia, la letteratura, il giornalismo gli apparivano come un mezzo necessario, unico. Aveva allora ventidue anni: e molte volte bestemmiava la oscurità da cui niente lo traeva. Le sue collere erano vane, poichè non producevano nè una risoluzione forte, nè una reazione di serenità. Come tutti i temperamenti fantastici e morbidi, alacre era la vita interna del suo spirito, e impacciata, infeconda, nulla la sua vita d’azione.

Un giorno, il redattore teatrale, che stava