Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/135

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la grande giornata. 125


“Ma scusa.... la commedia è piaciuta.... tutti l’hanno applaudita.... è piena di posizioni drammatiche.... uno si commuove quando si toccano certi tasti.... a me, che vuoi, mi piace.... sarò pure una bestia.... ma puoi negare che le situazioni sieno assai interessanti?”

Come Riccardo fumava il suo sigaro in silenzio, senza ribattere le ragioni del Brandi, il Brandi seguitò, con la monotonia di un robinetto, a versare le cause della sua ammirazione per la commedia. Ripetè tutti i luoghi comuni che si possono dire, a proposito di un’opera drammatica: e la trovata che era una bellezza, l’intreccio di cui uno seguiva le fila con ansietà, la scena—madre, la scena forte che afferrava pel collo lo spettatore e lo costringeva all’attenzione, i finali di atto che colpivano l’immaginazione, il movimento naturale delle persone, e quelle persone, quelle persone che erano così vere, così rassomiglianti a certi tipi che noi conosciamo, quelle macchiette così vere, così spiritose: e infine lo scopo morale della commedia, la tesi, anzi le varie tesi sociali che vi s’intrecciavano.

“Quando avrai finito di dire sciocchezze, mi lascerai parlare,” osservò Riccardo, mentre uscivano da Via di Pietra.

“Parla, parla,” disse, rassegnato, il Brandi.