Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/145

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la grande giornata. 135


“Perchè?”

“Era al Valle ier sera: e non applaudiva. L’ho scritto.”

I due amici girarono per Roma sino alle tre e mezzo, si lasciarono un momento prima delle quattro.

“Mi secca di andare, ma debbo andare,” disse Riccardo. “A rivederci, ci vediamo a pranzo.”

E si avviò con le spalle un po’ curve e le mani prosciolte della persona indolente. Senza dire nulla a nessuno, andò a sedersi nel suo camerottino: le bozze non erano venute ancora, le attese con pazienza, fumando una sigaretta. Una grande pace era nel suo cuore. Gli portarono le bozze da correggere: l’appendice, l’articolo politico, una corrispondenza erudita e poetica da Venezia, ma null’altro, il suo articolo non vi era. Non s’impazientì, non pensò nulla, sbrigava il suo cómpito speditamente, fermandosi ogni tanto per trarre una boccata di fumo dalla sigaretta. Vennero le altre bozze: le svolse placidamente, vi era il suo articolo. Soltanto, per la novità della calligrafia, era pieno zeppo di errori, e fu mestieri che egli vi facesse tutto un lavoro di riattamento. Quando ebbe finita la correzione, lesse il suo articolo, e gli sembrava la prosa di un altro, una prosa chiara, lucida, tutta solida, tutta nutrita, anzi