Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/177

Da Wikisource.

i capelli di sansone. 167


E un lamentío, un singhiozzo era nell’aria divina di Pergolese: Tre giorni son che Nina, che Cesi sonava al pianoforte. Nina era ammalata, Nina si moriva d’amore, e la musica piangeva sulla giovinetta morente con una insistente mestizia, con un abbandono di note musicali che si trascinavano, tristi, monotone, profonde, appassionate di dolore. Donna Caterina Spinola, che le amiche chiamavano Santa Cecilia, piegava un po’ il capo, come se poca forza ornai lo reggesse, come se avesse bisogno di un petto su cui appoggiarsi e piangere.

“Caterina,” mormorò la voce tramutata del fanciullo infelice.

E fu così forte l’appello, giunse così direttamente alle fibre profonde di quel cuore di donna, fu così potente l’evocazione, come quella di Cristo innanzi alla tomba di Lazzaro, che senza voltarsi, ella disse:

“A San Pietro, dopo il concerto.”

Quando Riccardo Joanna scese la scaletta della Sala Dante, trovò il suo cocchiere che lo aspettava pazientemente con le gambe incrociate, leggendo un giornaletto del mattino, molto popolare fra i vetturini. Joanna fu interdetto, un minuto, pensando che non aveva nulla da dare a questo cocchiere, ma la sua fantasia correva già a San Pietro; pure, mac-