Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/208

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198 i capelli di sansone.

ramenti audaci nel desiderio, molli e deboli nell’urto reale dell’esistenza.

In fine, naturalmente, come sempre, le donne apparvero nella prosa di Riccardo Joanna, che parlava di una lunga e strana giornata romana: e subito un incanto nuovo surse in quella prosa, la parola divenne più efficace, più ardente, la frase si fece più rotonda, più carezzevole, piena di allacciamenti strani, lo stile salì alto. Come allucinato, egli scriveva scriveva, traendo dai suoi nervi la potenza e l’impeto, traendo dal fosforo del suo cervello la verità dell’immagine e la bellezza della parola: egli gettava, col magnifico, generoso abbandono giovanile, tutto un cumulo di forza, sentendosi ancora troppo ricco in quell’ora di eccitamento.

“Fai un articolo?” domandò Scano, entrando e cavandosi il cappello, sedendosi quietamente per fare la cronaca.

“Sì, debbo finirlo presto,” mormorò Joanna.

“Io fo la cronaca; essa è il mio male cronico.”

“Che ora è?”

“Le dieci e mezzo, a Piazza Colonna.”

Riccardo Joanna piegò di nuovo il capo, volendo finire subito, volendo partir subito per l’Esquilino, non resistendo all’idea di veder donna Clelia, dai denti che brillavano, dagli