Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/240

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230 il quarto d’ora di rabelais.

che ne propongono, aveva provato cento volte oramai la tortura feroce che la gente di danaro si compiace di infliggere, menando attorno chi si rivolge ad essa, sermoneggiandolo, facendogli la lezione.

La faccia di Joanna si cominciava a far tetra; quella volta, proprio, la necessità era troppo incalzante; ogni deviamento dalla questione gli era insopportabile.

“In sostanza,” disse il senatore, “veniamo all’affare. Di che si tratta?”

“Si tratta,” disse Joanna, piano sempre, ma con la virulenza magnetica d’un uomo che si lancia ad abbattere un muro, “che se non risolvo il problema insolubile che le ho detto, stanotte mi debbo ammazzare.”

Il senatore lo guardò in faccia, questa volta un po’ impressionato più dal tono che dalle parole, e con un principio d’agonia.

“Dite, dite: vediamo.”

“Mi occorrono diecimila lire domani,” disse Joanna tutto in un colpo, brutalmente.

Il senatore tornò freddo e dolce come prima.

“Sarà un po’ difficile che le troviate. Io non posso darvele.”

“Allora addio,” disse Joanna tranquillamente, facendo atto di alzarsi.

“Aspettate,” disse il senatore, alzandosi a