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234 | il quarto d’ora di rabelais. |
bilite dalla legge? Voi avete il codice di commercio e il tribunale dalla vostra parte: difendetevi.”
“Io non ho fatto nulla di tutto ciò,” disse Riccardo, “non credevo ci fosse bisogno di tante formalità: mi sono fidato.”
Il senatore lo guardò con pietosa indulgenza. Riprese lo châteaubriand che aveva abbandonato. Il poeta, terminato il suo barbarico pasto, s’accostò, attillato ne’ suoi panni serrati e corti all’inglese, smovendo il collo nel solino che gli segava il mento.
“Senti, Joanna, se non trovo l’amministratore del Baiardo prima di mezzogiorno, verrò da te: e se mi fai trovare i quattrini ti darò i sonetti.”
“Bene, ciao,” disse Riccardo guardandolo mentre s’allontanava dimenandosi inglesemente sulle anche, con le mani ficcate a forza nelle piccole tasche della piccola giacchetta.
“Che cosa costa un giornale, ora, a Roma?” domandò il senatore, preso da una curiosità feroce. Joanna lo guardò negli occhi. Di nuovo colto da una speranza, e obbedì al capriccio del mite e feroce milionario.
“Secondo i casi: il mio costa da otto a diecimila lire al mese.”
“Per Dio! È un affar serio.”