Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/247

Da Wikisource.

il quarto d’ora di rabelais. 237

più di centomila lire l’anno, e ne introitate meno di quarantamila?”

Joanna restò muto, soffocato dalle cifre, ardente, palpitante d’inquietudine, sotto lo sguardo dolce del milionario, aspettando convulsamente.

“Voi siete un giovine d’ingegno, caro Joanna; è un peccato che vi perdiate così; sentite me: questa è una cattiva speculazione: lasciatela andare. Scrivete dei belli articoli nei giornali degli altri, voi potete far molto.”

Joanna, stordito, finito, sotto quel colpo di mazza, si alzò, prese il suo cappello, attraversò il caffè, mezzo pazzo, non vedendo la gente che lo guardava, si trovò fuori, al freddo, nella mezza tenebra del Corso.

Allora gli accadde una cosa nuova nella sua vita. Una tranquillità lucida empì il suo spirito: il suo cervello, calmo e sicuro, cominciò a funzionar con ordine, obbedendo alla volontà ferma, incrollabile. Stette un minuto a pensare, per vedere che cosa ci fosse da fare, per prestabilire tutto, per provvedere a tutto, senza perder tempo, senza confondersi.

Pel Corso risaliva poca gente, a causa del tempo cattivo: qualcuno andava in giù, in fretta, lungo il marciapiede, con una mano in tasca, e con l’altra reggendo l’ombrello, alcuni veni-