Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/25

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piccolo. 15

il signor cavaliere, e questo titolo pareva a Riccardo qualche cosa di misterioso, di grande. Talvolta nella stanza di là le voci si elevavano. Paolo tendeva l’orecchio un minuto, poi diceva a Riccardo di andar a giocare in anticamera. Quest’ordine, per Riccardo, era una liberazione. Quel giorno, precisamente, l’ordine non veniva: e Riccardo si accostò alla scrivania di suo padre, senza dirgli nulla. Costui continuava a scrivere e non si accorse di nulla: ma levando gli occhi, vide la testa ricciuta di suo figlio accanto a lui:

“Vuoi qualche cosa?”

“Vorrei andare in anticamera.”

“Va: non t’insudiciare.”

“No, papà: mi porti al trattore questa sera?”

“.... Sì.”

“A quale?”

“.... Non so, vedremo, nino mio.”

“Mi fai mangiare la ragusta, papà?”

“.... Se ce n’è, nino.”

“Voglio anche il dolce, papà.”

“.... Sì, sì,” mormorò il padre chinando il capo.

Il bimbo guardò bene suo padre, con un occhio così indagatore, così acuto, che parea quello di un vecchio.