Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/251

Da Wikisource.

il quarto d’ora di rabelais. 241

Andate là: la stampa in Italia è vigliacca. Ma, per Dio, verrà il momento....”

“Giulio, vieni via,” gli disse, battendogli sulla spalla, Joanna, ch’eragli sopravvenuto dietro.

“Buona sera, Joanna,” dissero quelli che erano stati a sentir Frati, freddamente, poco convinti dalla sua focosa eloquenza.

“Oh, sei tu? Eccomi,” disse Frati, battendo sul tavolino i soldi del ponce.

“Andiamo all’ufficio,” disse Riccardo quando furono fuori.

Quel pezzo di Corso era un po’ più popolato; il caffè Aragno e quello del Parlamento, ove la gente affluiva, lo popolavano anche nelle sere cattive. Ignazio, il gobbetto allegro, urlava i titoli dei giornali sotto il palazzo Chigi. Piazza Colonna era nebbiosa assai, e bizzarra, con quel lunghissimo stelo della colonna che se ne andava in alto, fra i vapori. Davanti al palazzo del Parlamento, i cui cristalli opachi erano debolmente illuminati, Joanna si fermò:

“Entra un po’,” disse a Frati: “vedi se c’è l’onorevole Feliciani.”

Frati stette qualche minuto dentro. Joanna pensava, nella piazza, fischiando un’arietta e battendo il tempo col piede.

“Non c’è,” disse Frati, tornando.

“Chi c’è?”