Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/296

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greti della vita di Joanna e costui molte debolezze e molti errori aveva nel suo passato, così gli articoli del Corriere di Piacenza erano carichi di un fiele profondo che Riccardo assorbiva, ogni mattina, impallidendo, tutto solo nella maestà della sua grande stanza.

Era Frati, che aveva rinfacciato a Riccardo Joanna l’avventura dell'Uomo che ride, un giornale che aveva mangiato sessantamila lire, prendendone a chi duemila, a chi duecento, a chi dieci: allora, il giornalista fatale, il poeta, aveva detto di voler morire lui, pur di salvare il suo giornale, e all’ultimo momento, vigliaccamente, non aveva avuto coraggio di ammazzarsi, aveva lasciato morire il giornale, non aveva pagato nessuno, nè i redattori che avevano lavorato gratis per lui, impegnando l’orologio, quelli che lo avevano, per far vivere un altro giorno L’Uomo che ride, nè il gerente che doveva avere dodici lire. Ogni tanto, ferocemente, Giulio Frati rievocava il fantasma dell’Uomo che ride, con la sua tragedia comica, con quel miscuglio di straziante e di buffo che porta con sè la morte di un giornale: e Riccardo Joanna ne trasaliva, leggendo quella prosa, verde di bile, ripensando a quel tempo della sua vita. Era Frati che rinfacciava a Riccardo Joanna la fondazione del Tempo, fatta