Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/299

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eldorado. 289

taccata. Nessuna traccia di arte, di letteratura, di scienza: nulla.

— È abbastanza brutto, per tirare centomila copie, — egli pensò, — ma si può farlo più brutto ancora. —

E uscì dalla sua stanza, per andare a colazione. Una carrozza chiusa, di rimessa, ma abbastanza elegante, aspettava tutto il giorno innanzi alla porta dell’ufficio il direttore. Egli si fece condurre a casa, in Piazza di Spagna, un grande appartamento mobiliato, al primo piano, di quelli che si affittano pei quattro mesi d’inverno a famiglie d’Inglesi ammalate o lunatiche, che vengono a guarirsi o a fare economia sul continente: appartamento bello, vasto, mobiliato con lusso, ma senza nessun gusto, pieno di broccati, ma incomodo, e in tutto qualche cosa di vago che rivelava lo stato provvisorio, la residenza passeggiera, l’attendamento di un giorno. Ivi, Riccardo Joanna viveva solo, con una cameriera e un servitore; gente che non gli era affezionata, che egli non amava, che vedeva solo due o tre volte al giorno, per cinque minuti. Egli non aveva nè figliuoli, nè moglie, nè fratelli o sorelle: e aveva conservata l’abitudine di pranzare dal trattore, non sopportando la solitudine, all’ora del pranzo, non sapendosi vincere. Soltanto,