Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/358

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348 una catastrofe.

più nulla, temendo di turbare quel sacro silenzio: e andava accanto a Riccardo Joanna, timidamente, impacciato, con le mani penzoloni, guardando le botteghe.

“Io l’annoio, forse....” mormorò, a un tratto, facendo quasi per allontanarsi.

“No, no,” fece Riccardo, trasalendo, cercando di scuotersi.

Ma mentre andavano, fra la gente, Riccardo ricadde nel suo mutismo: una lieve tinta giallastra, ora, gli si distendeva sul volto, un pallore di collera, un pallore di bile. Sotto il mustacchio brizzolato, il labbro pendeva, scolorato. E pareva vecchissimo, ora; più che vecchio pareva accasciato, consumato, crollato come per interna macerazione.

“È preoccupato?...” chiese Antonio Amati.

“Io? no,” rispose, come ridestandosi da un sogno, Riccardo Joanna. “Di che dovrei essere preoccupato?”

“Mah!... Del suo articolo, forse....”

L’altro dette in una spallata.

“Chi pensa mai all’articolo?” disse, con disprezzo.

“È vero,” mormorò il novellino, “ma noi altri che arriviamo, sa, bisogna compatirci....”

“Lei farà.... farà....” disse Riccardo con profonda malinconia.