Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/357

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una catastrofe. 347


“Settemila.”

“Io credeva.... credeva che tiraste sempre centomila copie.”

“Le ho tirate, cinque anni fa.”

“E perchè tenete quel centomila, in testa al giornale?”

“Mah!... per abitudine.”

“Ah! ah!” fece Antonio Amati, guardando con malinconia il carrettino torreggiante di carta, che traballando se ne andava verso la tipografia. “Settemila copie! Sono poche, mi pare.”

“Sono pochissime,” confermò Riccardo, non accorgendosi neppure che Amati gli dava del voi.

“Come è stato, come siete disceso a settemila da centomila?” si azzardò a chiedere Antonio Amati.

“Non dimandate,” ribattè Riccardo, con durezza. Essi tacquero, ritornando verso il centro di Milano.


Lentamente Riccardo Joanna e Antonio Amati si avviarono di nuovo verso l’ufficio del Tempo. Non parlavano. Il vecchio giornalista aveva abbassato il cappello sugli occhi e portava il capo chinato sul petto: non come colui che è preso da un forte e assorbente pensiero, ma come colui che si piega sotto la stanchezza. Il giornalista novellino non osava dire