Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/366

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356 una catastrofe.

con una pazienza, con una rassegnazione di chi conosce la inutilità dei suoi sforzi, ma che pure vuol compire il suo dovere.

Riccardo Joanna li ascoltava, col capo arrovesciato sulla poltrona, con la bocca socchiusa, con gli occhi socchiusi, come se dormisse: e stringeva una stecca di avorio, fra le dita, lassamente, come se dormisse: alla fine tacquero ambedue, come stanchi. Riccardo Joanna non rispondeva.

“Ebbene?” domandò il litografo.

“Ebbene?” domandò il commesso del camiciaio.

“Che cosa?” fece Joanna riscosso.

“Almeno mi dica il giorno,” balbettò il litografo.

“Il giorno,” aggiunse il commesso del camiciaio.

“Domani,” fece Joanna.

“Domani?”

“Sì.”

“Anche per me, domani?”

“Anche per voi, domani.”

I due se ne andarono, curvando le spalle, come se si fossero scaricati del loro obbligo. Antonio Amati, più che mai confuso, aggiungeva tra sè e sè queste altre cifre, a quelle precedenti, dei debiti di Riccardo Joanna. E le