Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/40

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rare,” e cercava di calmarlo, lo carezzava, dava delle occhiate di paura verso la porta.

“Ti possono, udire, per carità, Riccardo!”

Il fanciullo cercava di trattenersi, ma non poteva, i singulti lo soffocavano. Il padre se lo tolse in collo, e non sapendo dove andare, lo portò in cucina, chiuse la porta.

“Ma che hai, che hai?” gli andava ripetendo.

“Oh papà, non mandarmi più.... il signor cavaliere mi fa soggezione.... mi fa paura.... non mandarmi più....”

“Non ti mando più, non dubitare. Che ti ha detto?”

“Ha detto, leggendo la lettera: solite fandonie...”

“Imbecille! E poi?”

“Poi ha messo la lettera in un librone nero, ha aperto un cassetto: quanti denari, papà! e mi ha dato.... quei quattrini....”

Si diede a piangere di nuovo.

“Non piangere: perchè piangi?”

“Mi sono vergognato, papà.”

Tacquero. Un grave silenzio era fra loro: la faccia del padre si era scomposta, quella del bimbo pareva quella di un vecchietto, che avesse tanto vissuto, tanto sofferto.

“Hai ragione,” mormorò Paolo. “Non do-