Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/41

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piccolo. 31

vevo mandarti: dovevo andare io, sono un vile....”

“No, non dir queste cose, non ti arrabbiare, papà mio, un’altra volta non piangerò più, manda sempre me....”

“Speriamo di non averne più bisogno,” soggiunse solennemente il padre.

“Speriamo,” aggiunse piamente il figliuolo.

Erano già consolati: uscirono dalla cucina.

“Ora papà tuo ti manda a comperare qualche cosa che ti piaccia. Vuoi il fernet?

“È amaro.”

“Vuoi il wermouth?

“Sì, ma col seltz, papà.”

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Nella tipografia il rombo della macchina era finito. Tutta l’edizione di provincia era stata tirata: in un camerotto di legno, sotto la vampetta di un lume a gas, Paolo Joanna e Dolfin scrivevano le ultime informazioni e le ultime notizie di cronaca per l’edizione di Napoli che doveva uscire fra un’ora. I due redattori erano in maniche di camicia: in quel camerotto si affogava — e non parlavano, scrivevano rapidamente, presi dall’ansietà di quella ultima ora. Riccardo gironzava per la tipografia, come una piccola ombra, fra i larghi tavoloni e gli scaffali della composizione: sopra