Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/76

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cassoni, parlando a bassa voce, aspettando l’Amalia, per accompagnarla a casa. Paolo Joanna aveva attaccato una discussione politica con un suo collega della stampa, collega e avversario, un Calabrese barbuto e dottrinario, che parlava con un forte accento di Calabria, e pieno di entusiasmo per la politica si irritava dello scetticismo di Paolo Joanna.

“Andiamo, Riccardo.”

Tutti e tre si avviarono, Riccardo piccolo piccolo, in mezzo ai due uomini: era quasi mezzanotte. Nella strada la discussione si riscaldò. I due uomini cercavano di convincersi l’un l’altro, si fermavano, gesticolavano, si afferravano il bottone del soprabito, tutti infatuati. Con una sommissione infantile, mentre il sonno gli piombava, pesante, sulle palpebre, Riccardo si fermava anch’esso: e fermandosi, si addormentava leggermente, in piedi, svegliandosi improvvisamente, quando i due uomini si avviavano di nuovo. In quel dormiveglia, egli non capiva nulla di quello che dicevano suo padre e il Calabrese, egli non sentiva che un fastidioso ronzío nella sua piccola testa di creatura stanca: egli non capiva neppure più in che strada si trovassero, ma la via per arrivare a casa gli sembrava lunghissima, eterna. Suo padre, infervorato nella discussione, not-