Pagina:Serao - Vita e avventure di Riccardo Joanna, Milano, Galli, 1887.djvu/75

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seducente in un vestito scintillante di perline, scollato in quadrato sul petto. Stringeva la mano a questo, a quello, giornalisti, critici, vecchi buontemponi, frequentatori di palcoscenico, che le parlavano all’orecchio, o sottovoce, ed ella si arretrava, ridendo, tutt’amabile, tutta nervosa, esaltata dai complimenti, dai fiori, dagli applausi.

“Voglio fare una dichiarazione d’amore a Riccardo,” esclamò, a un tratto, l’attrice.

Prese i gerani rossi e se ne acconciò un gruppetto fra i neri capelli.

“Sto bene così?” domandò al bambino.

Gli astanti ridevano: anche Paolo Joanna. Il bambino crollò il capo, per dire di sì, ma non parlò. Per l’odore, forse, pel caldo di quel camerino, per l’ora avanzata, una crescente stupefazione invadeva il cervello del bambino: il pallore si allargava sul suo visino. Si teneva sul suo angolo di sedia, come stordito, con un piccolo sorriso sulle labbra, un sorriso vago di persona sofferente.

“Poi verrai a trovarmi, nevvero, Riccardo? Ti darò i confetti!”

Scappò fuori, perchè la musica era finita e l’atto cominciava: gli ammiratori, gli amici si dispersero per quella penombra del palcoscenico: alcuni, più pazienti, si sedettero su certi