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Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/119

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novella xxiii 119

E subito con quelli nuovi ducati se n’andò alla signoria dicendo il caso venuto alla madre, e mostrò li ducati. La signoria di Vinegia disse se la madre lo cognoscesse. Lo figliuolo rispuose: «Bene ha ditto quello ricognoscerè’». La signoria consigliò il giovano che a persona del mondo non dicesse, né dolessesi di quello che a lui era stato fatto, ma sempre a ciascuno rispondesse esser ben pagato: «Però che colui, non sentendo dolere, verrà». Lo giovano si ritorna alla madre e tutto li narra ciò che la signoria l’ha ditto. E così celatamente si sta la cosa più di uno anno.

Ghisello, non avendo sentito il lamentare, pensò di nuovo fare il tratto. E venuto a Vinegia, pervenne alla donna domandando fregi. La donna subito disse: «Ben vegliate! Voi mi faceste si buon pagamento altra volta che io vi darò quello volete». E aperte cassette e mostratoli oro e fregi in quantità, faccendo mercato or di questo or di quello, intanto venne il figliuolo. Vedendo tanti fregi spiegati et oro, disse: «Madre mia, che vuol dir questo?» La madre disse: «Questo mercadante comprò da me per fiorini m e fémi subito pagamento, che io sono disposta a servirlo bene». Lo figliuolo, che intese, disse: «Così si vuol fare». E partisi et andòne alla signoria narrando il fatto.

La signoria mandò fanti; e quello preso e menato al dugio et a’ signori di notte, cercatolo, li trovonno a dosso di quelli ducati falsi gran quantità et anco de’ buoni tanti che potéo contentare la donna. E confessato il suo peccato, a una palandra i ditti ducati falsi funno cusciti e con essa in dosso fu arso. E per questo modo Ghisello finì.

Ex.º xxiii.