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Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/219

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novella xlviii 219

quello che le rose arregava, innel canestro entrò, e coperto di rose, suso lo feci tirare. E vedendo io che molto pesava quando a mezzo della torre fu tirato, considerando le rose tanto non dovere pesare, fattami alla finestra della torre, Vergilio viddi, et io ciò vedendo fermai la fune aciò che voi, padre, lo possiate vedere e di lui farne quella giustizia che merita». Lo ’mperadore, fattosi alla finestra, vidde Vergilio: e subito fattolo andare giù e misso innelle pregioni, e doppo molta deliberazione fu deliberato che Vergilio morisse.

E venuto il giorno che Vergilio morir dovea, fattoli noto la morte, subito Vergilio con una sua arte, essendo menato alla giustizia, a uno suo famiglio si fe’ portare uno bacino pieno d’acqua, e quine messovi la faccia disse: «Chi Vergilio vuol trovare, a Napoli lo vada a cercare». E subito dalli spiriti maligni fu preso e messo in Napoli.

Lo ’mperadore ciò sentendo, meravigliandosi dello scampo di Vergilio, e non molto tempo steo Vergilio che del fallo commesso per Isifíle si volse vendicare. Che subito per arti fe’ che in Roma fuoco non si trovava né per alcuno modo aregare né fare se ne potea. Vedendo lo ’mperadore questo, et essendone estimolato dal popolo dicendo: «Noi periamo e siamo costretti abandonare Roma se morir non vogliamo»; lo ’mperadore non sa questo fatto unde proceda e niente rispondea. Vergilio, che tutto sa, mandò a dire allo imperadore che mai in Roma non si troverà fuoco se non quello che dal culo di Isifile sua figliuola si prendesse; notificando se neuno ad altri di tal fuoco desse, che il suo e ’l dato si spegnere’.

Lo ’mperadore, veggendo il popolo romano, deliberò, posposto ogni vergogna della figliuola, ch’ella alla piazza comune stesse al culo nuda alzata; e chi volesse del fuoco, con bambagio panno stoppa andava et al culo di Isifile lo ponea, e di presente il fuoco s’aprendea. E per questo modo convenne che tutti quelli di Roma, maschi e femine, vedesseno il culo di Isifile, perché non volse che Vergilio lei vedesse. E così fu isvergognata lei e lo ’mperadore che mai più omini.

Ex.º xlviiii.