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Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/310

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310 g. sercambi

o vero giardino se n’andarono e quine per comandamento del preposto a sedere si puoseno. E fatto fare silenzio, l’altore disse:


DE VIDUA LIBIDINOSA

Delle salsicce adoperate per monna Orsarella vedova
da Firenze.


Poi che giunti siamo in questa città dove gran diletti di tutte cose si prende e massimamente di femine, e’ mi occorre una novelletta di racontare, la qual’è: in Firenze fu una giovana delli Strozzi, vedua, nomata madonna Orsarella, la quale, essendo di pogo tempo rimasa vedova d’un suo marito, è convenuta ritornare a casa d’un suo fratello nomato Matteozzo Strozzi, il quale avea una giovanetta di moglie assai piacevole chiamata Anna, faccendo insieme una famiglia; et a una mensa mangiavano e tutte cose acomunecavano innella vita, salvo che Orsarella in una camera sola per sé si dormìa vivendo onestamente.

Et essendo Matteozzo vago di salsicce, se ne fe’ a uno beccaio fare alquante in morselli d’un palmo e più, assai grosse e fine, e quelle ne mandò a casa comandando che, fine che durano, ogni dì se ne cuoca un pezzo. Et apiccate quelle salsicce, com’è d’usanza, in una parete della casa, vedendo madonna Orsarella quelle salsicce, ricordandosi del marito che quasi simile di forma avea quell’ugello che più volte riposto avea, pensò con alcuni de’ pezzi della salsiccia contentar la bocca stata di pasto digiuna più tempo. E con alquanti di quelli si dava piacere intanto che, maginando col marito essere, tenendo li occhi chiusi e in mano la salsiccia, fornìa il suo piacere. E per questo modo quasi ogni di più d’un pezzo di salsiccia logorava. E non molti giorni durava la salsiccia comperata per Matteozzo che la fante li dicea che delle salsicce comprasse. Matteozzo, che vago n’era, dell’altre simili a quelle comprava, et Orsarella di continuo con quelle si pascea del disiato apetito. E parendo a Matteozzo le salsicce logorare più che non si solea, pensò fra sé che la fante le desse a chichesia, o