Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/352

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LXXXI


Lo preposto udito lo subito rimedio che l’altore prese di quel malandrino traditore, parlando alla brigata che prendano exemplo dalla dilettevole novella e trovando le vivande apparecchiate per desnare, posto che fusse passato nona nondimeno diliberò che in quel bello albergo per lo dì si restasse per non avere a caminare di notte. Comandò che si desni senza suoni o canti, ma che l’altore per ristoro de’ balli e canti una novella ordini fine alla sera che quine denno dormire. L’altore, desnato che ogni persona ebbe, disse:

DE DISHONESTA JUVENA ET EQUALI CORRECTIONE

Di una giovana di Lucca maritata a Pescia: andando a marito l’acompagnanno molti lucchesi giovani; e giunti, una monna Fiorita degli Orlandi mottegiera, in mal più che in bene motteggiando la sposa, li nostri la casticonno piacevilmente.

Al tempo che Lucca signoregiava la Valdinievole fu innella terra di Pescia una giovana delli Orlandi nomata Fiorita e donna di uno terrieri di Pescia nomato Rustico, il quale era sì tiepito che non sapea dire né fare; e la donna sua avea preso tanto palmo che a ogni persona dava il suo motto, e simile al marito, intanto che Rustico non mangiava né bevea che non convenisse mangiare <o bere> a posta della moglie. E sopra tutte le donne di Pescia era mottegiera per la baldanza che preso avea contra lo marito e non curava a chi ella dicesse villania, parendoli poter dire a