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Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/366

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LXXXIIII


L>a novella ditta, fu per compassione alquanto biasmato messer Stanghelino. E giunti al desnare in una villa dove desnarono, e poi voltosi il preposto a l’altore <disse> che una novella dica: «Fine che a Salerno saremo stasera a cena, dicendo prima una moralità». L’altore rivoltosi alla brigata disse:

«Canzon, chi morir sa cognosce vita,
però che viver dé
ognun quanto si dé, non quanto puote.
Chi da campo sa far bella partita
non può pregiar in sé
che chi spada per fermo star percuote.
La nostra vita ha sì veloce rote
a porti alfine, che color che sanno
paura a questo rischio vanno».

E ditta, a la brigata l’altor disse:

DE BONA PROVIDENTIA

Di Suffilello da Montalto, ladro.

L>anno del mcccl al tempo del perdono da Roma fu innelle parti presso a Roma, a uno castello nomato Montalto, uno malandrino omicidiano di cattiva condizione nomato Suffilello, il quale avea per mal fare da xx compagni atti a rubare e fare micidio, stando alla strada, e qual persona passava che forte e bene acompagnato non fusse, il ditto Sufilello co’ compagni lo rubava, e