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Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/379

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novella lxxxvi 503

le disse: «Eleggi». Marzia disse: «Costui è mio cusino, et è bene che a sì fatte cose si sia trovato: io eleggo Passavanti». Il papa, che Passavanti ha veduto, disse: «Donna, né miga se’ matt’a avertelo scelto bello come tu bella se’». Passavanti le misse l’anello, il papa li benedisse dicendo loro: «Crescete e multiplicate il vostro seme».

E prima che di quine Marzia si partisse, ordinò che ’l papa mandasse in aiuto a’ re don Alfons ii mila cavalieri, de’ quali, per ricompensazione che messer Amon non avea auto Marzia, lo fe’ capitano di que’ ii mila cavalieri. E simile ebbe léttore dal santo papa che lo re don Alfons fusse contento di quello che Marzia fatto avea. Apresso fe’ al signor di Barselona scrivere e comandare che Veglio fratello di Passavanti fusse delle prigioni dilassato; e tutte le ditte léttore funno osservate.

E messer Amon con que’ ii mila cavalieri e con Passavanti e con Marzia in Ispagna giunsero. E giunti, colle brigate cavalcarono a dosso a’ re di Granata e tutta sua brigata misero in isconfitta e lo re loro morto. E per questo modo si dilivrò quella battaglia e guerra.

Passavanti con Marzia si denno piacere. E sempre messere Amon, per la vittoria auta et anco per la ricompensazione che Marzia li volea fare, fu di continuo mentre che visse capitano generale. La signoria di Barsellona, vedute le léttore del papa, subito Veglio cavarono di prigione. E Veglio, sentito il fratello esser genero del re di Spagna, in Ispagna n’andò né mai poi patìo disagio di niente.

Ex.º lxxxvi.