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Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/380

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LXXXVII


C>olla dilettevole novella la brigata fu condutta dove aparecchiato da cena onorevilmente era; e cenato, a dormire n’andonno fine a la mattina che levati furno. Lo preposto parlò dicendo e l’altore che una novella dica fine che a Reggio la brigata fi’ condutta. E voltòsi l’altore dicendo:

DE PERICULO IN ITINERE

Di Giannozzo da Firenze, che avendo venduti castroni per ducati mille a Bologna, ii gaglioffi l’amazzono e rubonno.

N>el tempo che la città di Bologna era della Chiesa, uno mercadante fiorentino nomato Giannozzo avendo condutti in Bologna alquanti castroni per vendere e quelli avendo venduti per dugati m, li quali quelli ricevéo in su uno banco di Bologna; e quando tali ducati Giannozzo prese, erano ii gaglioffi apresso a quel banco che al sole si stavano, l’uno de’ quali avea tagliato mendue le mani e l’altro avea tagliato il piede e cavato uno occhio. E vedendo a quel mercadante prendere tanti ducati, fra loro disseno: «Vogliamo noi rubbare a quel mercadante forestieri quelli ducati?» Acordati di sì, andoron dirieto a quel mercadante fine all’abergo, dove sentinno colui esser da Firenze et a Firenza volere cavalcare. E’ fatto ragione coll’oste faccendo aparecchiare suoi bisacce e conciare lo cavallo, li gaglioffi subito di Bologna si partiro e per la via da Firenze in uno mal passo si puoseno a modo di volere acattare, spettando Giannozzo che vegna.