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390 | g. sercambi |
diè per modo che molto sangue versò. Lo cavalieri, giunto dove Bellucco era, vedendolo piangere, lo domandò della cagione. Lui disse: «Perché m’ho fatto male, come vedete». Lo cavalieri, che vede il sangue, subito con aspro viso minacciandolo disse: «Tu se’ quello che hai morto quell’uomo innel tale fondaco!» E legatoli le mani, subito lo condusse al podestà.
Lo podestá, che cognoscea Bovitoro e Bellucco, li disse: «Che è di Bovitoro?» Bellucco disse: «Èglie andato un poco altro’». Lo podestà disse: «Quando <andò> di fuora?» Bellucco disse: «Ieri in sulla terza». Lo podestà, che avea veduto Bovitoro presso a sera, disse: «Deh, ladro, tu mi credi ingannare che io so che Bovitoro tuo fratello hai morto? E pertanto, non volere che io ti guasti della persona: confessa il peccato comisso, altramente io di darò tanta colla che tei converrà confessare!» E fattolo spogliare, Beluco, senza esser più guasto, confessò tutto. Lo podestà lo domandò <u’> avea la testa del fratello, Belucco quella apalesò. E confessato i furti fatti col fratello, e datoli il termine, a un paio di forchi lui e ’l fratello morto apiccare fe’, facendo ristituire le cose tolte.
E per questo modo li du’ fratelli avanzaro.
Ex.º lxxxviiii.