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Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. I, 1972 – BEIC 1924037.djvu/407

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novella lxxxxiii 407

omai sarè’ tempo che in tuo paese ritorni, e loda Idio che di gran fortuna t’ha campato e portane la tua cassetta». Landone che della cassetta niente sapea, non essendo la donna in casa Landone quella sconficcò. E sentendola prima legiera, pensò quine dover esser poca roba; nondimeno per certificarsi la prese e vidde che quine erano molte pietre preziose in una pezza involte, e parte fuori della pezza. E come cognoscitore di pietre cognove quelle esser di gran valsuta, dicendo: «Queste m’aranno ristorato tutti li miei danni, sì con savio modo le saprò portare». E messole in una pezza e in seno messole, tornato la donna, Landone la ringraziò dicendoli che quella cassetta sia sua e che di grazia uno sacco li dia, se alcuno bene per l’amor di Dio li fusse fatto che quine mettere lo possa. La donna, che vede la cassa bellissima, fu contenta. Landone promette del servigio a lui fatto premiarla.

E partitosi, in una barca entrato, al porto d’Ostia di Roma arrivò là u’ suoi cittadini trovò, narrando le sue fortune contrarie. Per la qual cosa quelli lo rivestitteno e camino a Bari, dove poi vendéo quelle pietre delle quali ebbe un gran tesoro (del quale ne mandò tanto a quella donna che onorevilemente potéo maritare la figliuola, e lei senza lavar panni vivere a onore). Non volendo più mercadantegiare, ma con buone possesioni comprate si dé piacere.

Ex.º lxxxxiii.