Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. II, 1972 – BEIC 1925048.djvu/17

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novella cxvi 515

se a comprare l’avesse io non ne darei un denaio, ma perché io me la penso aver in dono, ti dico, Fallera, che ella mi piace». Fallera pigro e tristo niente disse. E desnato che ebbero, non prima si trovoron insieme che diliberonno di quine partirsi.

E così, un giorno che Fallera era ito a Sarezana, il prete con Tomasa si partirono e caminonno verso Parma. Dove, tornando Fallera e non trovando la moglie, tulli ditto col prete esser caminata verso Parma, il quale subito tratto loro dirieto con alcuno suo parente, l’ebbeno in uno albergo sopragiunti. Il prete, ciò vedendo, diè a fuggire. Tomasa, che fugir non potéo, dal marito fu giunta. E conduttala a Casciana e quine alcuni giorni tenutola promettendole perdonare, diliberò un giorno menarla a casa del padre; e come fu innelle terre di Nicolò da Piuolo, quine l’uccise. E tornato a Casciana, fu per lo visconte di Luni saputo la morte fatta di Tomasa: fatto prendere il Fallera, e confessato, li fe’ tagliare il capo come la ragione vuole.

E questo l’intervenne per non prender rimedio quando l’arè’ potuto prendere.

Ex.º cxvi.