Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. II, 1972 – BEIC 1925048.djvu/18

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CXVII


Le dilettevole novelle ditte condussero la brigata al bel castello di Meldola, là u’ trovarono di vantagio aparecchiato per la cena. E perch’era alquanto l’ora <avanti> che si cenasse, comandò il proposto a’ danzatori che alcune danze con suoni facessero. E così ubidito dandosi piacere fine a l’ora douta del cenare, e dapoi, per poter fare buona levata per lo di seguente, per caminare verso Bologna, licenziò che ognuno a dormire se n’andasse, e a l’altore comandò che per lo dì seguente ordinasse di contentar la brigata di bella novella. E così, dato l’ordine, di buona voglia la notte posarono.

E levati che furon la mattina, l’altore parlò dicendo: «A voi, omini simplici e materiali li quali con nuovi inganni vituperosamente vi lassate ingannare, et a voi, donne che per fare il vostro desiderio consentite ogni vostra vergogna, ad exempro dirò una novella fine che giunti saremo dove il senno si compra, cioè a Bologna, in questo modo (e posto che in altra parte <una> quasi simile si notasse, nondimeno quella fu diversa da questa), dicendo:

DE PESSIMA MALITIA IN PRELATO

In quel di Bologna, in una villa nomata La Valle, <fu> uno chiamato Papino, lo quale per alcuna cosa fu chiamato da’ vicini frate Papino.

Fu nel contado di Bologna, dove stasera pensiamo essere, in una villa chiamata La Valle, uno omicciuolo assai ricco chiamato Papino, che dandosi a credere che una sua donna nomata