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i. la vita 763


Dal 1372 in poi, non vi è forse ufficio militare, diplomatico e politico in cui il Sercambi non assuma incarichi di alta responsabilità, acquistando quella vasta esperienza che varrà a far di lui, verso la fine del secolo, un eminente statista.

Già nel 1372 fa parte del Consiglio Generale della Repubblica, in cui lo troviamo ripetutamente fino al 1397; così come ritroviamo spesso il suo nome fra i membri del Consiglio dei Trentasei, a partire dal 1381. Di questo stesso anno è la prova più evidente della stima in cui era tenuto dai suoi compatrioti, che lo inviarono a capo di un’ambasceria al temutissimo conte Alberigo da Barbiano, il quale, dopo aver crudelmente saccheggiato Arezzo, si apprestava a muovere verso Lucca. La missione ebbe buon risultato, poiché, pur non riuscendo il Sercambi a moderare le pretese del conte che si concretavano in cinquemila fiorini d’oro, riuscì a scongiurare il pericolo di un’azione armata contro Lucca. La città fu salva, ed il risultato dell’ambasceria accrebbe il prestigio del Sercambi.

Intanto la classe dei mercanti rientrati in Lucca dopo la caduta di Giovanni dell’Agnello aveva riportato in patria le forze finanziariamente e socialmente dinamiche che erano le sole che potessero far sperare in una ripresa della vita economica e politica dello stato, e senza le quali Lucca sarebbe tornata ad essere disponibile, come lo era stata per cinquantanni, all’ambizione e all’ingordigia dei vicini tiranni. Con il ritorno di quella classe, dunque, la vita politica lucchese, che si era arrestata dopo le giornate di Bonturo Dati, torna a rifiorire e diventa ineluttabilmente lotta di partiti e di fazioni1. Il Sercambi si allinea ben presto con la fazione capeggiata dalla potente famiglia dei Guinigi.

Questi, che erano riusciti ad accumulare un’enorme fortuna con l’industria della seta e le attività di cambio, erano stati costretti all’esilio volontario dalle pressioni finanziarie di Giovanni dell’Agnello. Tornati in patria subito dopo la sua cacciata, essi fondarono una società di cambio con agenti a Genova Pisa Venezia Napoli Firenze Roma Bruges e Londra, e durante i regni di Gregorio xi ed Urbano vi divennero an-

  1. Per le vicissitudini di Lucca durante questo secolo, si veda, oltre alle Croniche, A. Mazzarosa, Storia di Lucca dalla sua origine al 1814, 3 voll., Lucca, Giusti, 1833; G. Tommasi, Sommario della storia di Lucca dall’a. MIV all’a. MDCC (esteso in seguito dal Minutoli al 1799), t. x dell’«Arch. stor. ital.», Firenze, Vieusseux, 1847; A. N. Cianelli, Dissertazioni sopra la storia lucch. (t. ii delle «Memorie e doc. per servire all’ist. della città e stato di Lucca»), Lucca, Bertini, 1814; come pure la breve sintesi di A. Mancini, Storia di Lucca, Firenze, Sansoni, 1950.