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i. la vita 767

sero al colpo di stato dalla storia di Lucca dell’ultimo trentennio del secolo, o, per meglio dire, della storia lucchese dal 1308 in poi.

Nel valutare le responsabilità del Sercambi, bisogna invece tener presente che non si può parlare di un vero e proprio colpo di stato, ma solo di un consolidamento di quella auctoritas che era stata appannaggio della casa Guinigi sin dal primo nascere della nuova Repubblica, del riconoscimento de jure di una trentennale situazione de facto. Però, mentre Francesco e Lazzaro Guinigi avevano potuto reggere lo stato, pur non essendo ufficialmente a palazzo, in virtù del loro indiscusso prestigio personale, questo mancava al giovane ed inesperto Paolo: il riconoscimento ufficiale della signoria dei Guinigi era indispensabile perché Paolo potesse governare senza contrasti interni e con apparenza di legittimità. È questo il senso e la portata politica del cosíddetto colpo di stato del 1400.

Per tutto il resto della sua vita, il Sercambi visse nella familiarità del Guinigi, di cui sempre gode l’amicizia ed i favori e dal quale gli vennero affidati delicati incarichi civili e militari. Lo troviamo quasi ogni anno fra gli eletti al Consiglio privato del signore, finché, dal 1407, non venne confermato nell’ufficio sino a data indeterminata, e cioè fino alla morte. Fu in vari tempi consigliere dell’Abbondanza, governatore della Dogana, ufficiale sull’entrata dell’amministrazione pubblica e di quella privata del Guinigi. Nel 1402 fu vicario nella valle Ariana, e nel 1405 comandò, assieme a Dino di Volterra, una spedizione militare contro la fortezza di Ortonuovo, che si era ribellata a Lucca dietro istigazione di Gabriello Maria Visconti, allora signore di Pisa.

Ottenne inoltre delle concessioni a favore della sua bottega, che aveva intanto trasferito in un punto centrale della città1. Non sappiamo per quanto tempo, ma sembra accertato che poco dopo l’inizio del nuovo regime, gli venne anche assegnata una sine cura di diciotto fiorini d’oro mensili2. A tutto questo bisogna aggiungere che la familiarità del Guinigi gli permise di vivere ad una corte piuttosto evoluta, nella compagnia dei dotti e degli umanisti protetti dal munifico Paolo3.

  1. Il Bongi, nella prefazione alle Cron. (pp. xiii-xiv), pubblica due documenti dai quali appare che al negozio del S. era concessa l’esclusività della fornitura non solo «pro libris, cartis membranis et bombicinis, atramento, cera rubea et viride, spago, pennis, vernice ed aliis quampluribus rebus necessariis, datis Cancellarie et aliis officialibus Domini», ma anche «pro nonnullis quantitatibus cere, confetionum et spetierum ab eo habitarum pro usu Palatii, ac medelarum et unguentorum datorum familiaribus stabuli pro equis».
  2. Ibid., p. xiv.
  3. Sulla corte di Paolo Guinigi e sul suo mecenatismo, si veda soprattutto lo studio del