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768 nota bio-bibliografica


Verso la fine delle Croniche troviamo un gruppetto di capitoli raccolti sotto il titolo: Del danno che Johanni Sercambi di Luccha à ricevuto per essere stato amico della casa dei Guinigi e del signore Paolo Guinigi1. Questo titolo, più che il contenuto di quelle pagine, fece pensare il Minutoli2, prontamente seguito dagli altri biografi, ad una pretesa espressione di ingratitudine e rancore del Sercambi nei confronti di Paolo. Il cronista, che scriveva nel 1423 all’età di settantacinque anni, sembra fare il bilancio, in quei capitoli, dei danni ricevuti a causa della sua fedeltà ai Guinigi. E così, narra di essere stato assalito dai nemici del signore mentre si trovava a Venezia per affari; di aver avuto la bottega messa a fuoco da ignoti; e soprattutto di aver perduto, sempre a causa della sua fedeltà di amico e di suddito, l’eredità che un suo zio morto a Parigi, Giglio Sercambi, gli aveva lasciata. I danni ammonterebbero, secondo i suoi stessi calcoli, a ben diecimila fiorini. La narrazione di questi infortuni è preceduta da una serie di violente e circostanziate accuse contro i corrotti legulei lucchesi.

Nel corso di quelle pagine, però, il Sercambi trova modo di riaffermare la sua lealtà e la sua amicizia verso il Guinigi, a cui rimprovera solo di non aver appoggiato con sufficiente energia le richieste dell’amico nella lunga vertenza giudiziaria riguardante l’eredità dello zio Giglio. Più che da astio o da senso di ingratitudine, sia pur larvato, quelle pagine potrebbero forse, con più verisimiglianza, esser state dettate dal desiderio di reagire ad eventuali accuse, formulate dai suoi avversari dentro o fuori di Lucca, di aver approfittato dell’amicizia di Paolo per ottenere dei vantaggi personali.

Il Sercambi morì di peste il 27 marzo del 1424. La moglie gli sopravvisse di qualche mese, e l’eredità, in mancanza di figli propri, andò a quelli dell’unico fratello; i quali si affrettarono a scialacquare i beni ereditati, in tanta furia che il podestá, su istanza della moglie di uno di essi, dovette ordinare il sequestro di quello che ne era rimasto, e cioè i mobili del palazzo di San Matteo e dei libri dello scrittore3.

    Bongi, Di P. Guinigi e delle sue ricchezze, Lucca, Guidoni, 1871. Sugli umanisti a Lucca intorno a questo periodo, si veda anche lo studio di A. Mancini, Per la storia dell’Umanesimo in Lucca: i, G. Vanni Cirignani, Lucca, Artigianelli, 1957, e ii, Ser Cristoforo Turrettini e Leonardo Bruni, estr. del «Bollett. stor. lucch.», xi (1939), n. 1, pp. 1-16.

  1. Cron., 333-48.
  2. Alcune novelle cit., pp. xxiv-xxv.
  3. Si veda la prefazione del Bongi alle Cron., p. xv, e l’articolo cit. del Dinucci, a p. 100.