Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. II, 1972 – BEIC 1925048.djvu/310

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808 nota filologica

alcuna volta dalle donne desiderano ludire per honesta disse come vuoi che al mio marito faccia vergogna


Ghirardo dice questo altri non sapra. E se voi non lapalesate per me non sapalesera E dicosi la fidansa che Felice prese che neuno lo debia sapere che aconsentio che ghirardo allei andasse di notte la domenicha rivegnente 7 così rimasero dacordo spettando quelli du di che venire doueano ciascum di loro con diletto vzo E di molte altre cose dallegressa ragiononno fine che a casa dello spozo giunti furono Raunate le brigate 7 dezinato come d’uzansa doppo desnare ballare 7 chantare divenne che Madonna felice stando a sedere allato a una sua vicina. E uedendo ballare il giovano agliata disse felice alla compagna de che pechato e quello che quel jouano che balla non ode ne non parla di niente La donna disse a felice or non cognosci tu quel jovano elle disse si ma li e mutoro 7 non ode la compagna disse lassa dire che elli parla 7 ode 7 delli agliata bene e vero che molto tempo e stato fuori di pisa. E per fare certo felice chiamo il giouano Lo jouano riuoltosi 7 venuto alloro disse madonna che volete da me La compagna di felice dice quanto era che torno 7 douera stato lo jouano disse non molti giorni che a pisa era tornato 7 chera stato in domascho tra saracini. E partisi e incomincio a ballare


felice auendo vdito parlare lo compagno di ghirardo penso parlare con ghirardo 7 partisi dalla compagnia 7 a ghirardo sacosto dicendoli

che lo amore mio, grande e buono amore, desidera. La donna che udì quello che il piú delle volte le donne udire desiderano, per onestà 'rispose: E come vuo’ tu che al mio marito faccia tale vergogna? Gherardo disse: Questo altri non saprà, e se voi non lo apalesate, per me non si apaleserà. E prendendo fidanza Felice, che niuno lo debba sapere, convennero che Gherardo a lei andasse di notte la domenica vegnente, e così rimasero d’accordo. E spettando dunque che venisse domenica, di molte e varie cose di diletto, e di allegrezza ragionarono fine che alla casa dello sposo giunti furono. Raunate le brigate, e desinato come è d’usanza, dopo desinare ballarono, e cantarono diverse strofe. Mad. Felice, stando a vedere al lato di una sua vicina, e guatando ballare il giovane Agliata, disse alla detta compagna: Che peccato che quel giovane che balla non oda, e non parli di niente. La donna si volse a Felice, e disseli: E che vai sognando? conosci tu quel giovane? Si, rispose Felice, quel giovane è nato mutolo e sordo. Rise molto la compagna, e disse: Lascia dire, che quello parla et ode, e chiamasi Agliata; bene è vero che molto tempo è stato fuora di Pisa: e per fare prova a Felice, chiamò lo giovane. Lo giovane rivolto, e venuto a loro, disse: Madonne, che volete da me? La compagna lo domandò quanto era che era torno, e dove era stato. Lo giovane rispose, che da pochi giorni era a Pisa ritornato e che era stato in Damasco tra’ Saracini; e partitosi ricominciò a ballare. Felice, avendo udito parlare lo compagno di Gherardo, pensò favellare con Gherardo; e scostatasi dalla compagna, a