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Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. II, 1972 – BEIC 1925048.djvu/34

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CXX


U>dita la dilettevole novella, quasi avendo fatto il sonno dimenticare, nondimeno per non perdere l’usanza il proposto comandò che una danza si prendesse e verso le camere se n’andassero, et alquanto dormiti, innel luogo ordinato si ritrovino quine u’ l’altore, <che> ha di bella novella ora contenta la brigata, d’un’altra ne faccia lieti. L’altore, che a ubidire è presto, disse che fatto serà. E così a dormire si puoseno.

E levati, colle danze ordinate innel giardino se n’andarono, dove l’altore parlò: «A voi, famigli e donzelli che con altri state a salario, che, vilipendendo i vostri magiori, malcapitate, ad exemplo dirò una novella, in questo modo:

DE DISHONESTO FAMULO

Al tempo del populo di Pisa fu uno anziano nomato Vannuccio da Calci, calzolaio, et era suo donzello uno nomato Frasca da Ripadarno.

N>ella città di Pisa, al tempo che reggea al governo del populo, fatto li anziani o vero priori, fu uno anzianatico del mese di magio e di giugno innel quale fu uno calzoraio nomato Vannuccio da Calci, omo, secondo artefici, d’assai, e comunalmente era agiato di denari e di possessioni. Et essendo tratto anziano, com’è d’usanza a lui fu atribuito una camera della quale era governatore e donzello uno nomato Frasca da Ripadarno.

Et essendo il preditto Vannuccio entrato in palagio e la sera avendo dinanti da sé Frasca suo donzello, l’impuose che ogni dì