Pagina:Sercambi, Giovanni – Novelle, Vol. II, 1972 – BEIC 1925048.djvu/9

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novella cxiiii 507

se i suoi nimici vedesse. Biancaccio e ’l compagno che ritornavano de’ luogo dove andonno, non sapendo niente della morte di Morovello ma stimando che tornato si fusse a Pescia, come funno a quel casalino viddeno l’arme di Morovello. Et entrato innel casalino, trovonno Morovello morto, colle brachi calate. Dolendosene; disseno: «Noi facemmo male a non spettarlo quando lo vedemmo puoner a far suo agio, però che ’l nimico non guarda né u’ né chi quando il loro nimico uccider puonno; e però facciamo oggimai di noi miglior guardia, che non abandoni l’uno l’altro».

E mentre che tali parole diceano, lo nimico loro che tutto vede et ode, fra sé pensò: «Se io a costoro assaglisco, non potrò fare quello voglio e potrenno me uccidere; ma io farò vista volere loro fuggire dinanti: ellino, come mi vedranno solo, mi correranno dirieto et io bene in gambe correrò, e non potrà esser che Biancaccio e ’l compagno corrano del pari. Come io ne vedrò neuno di loro separato da l’altro, io lo ferirò, e poi l’altro campare dinanti non mi potrà».

E fatto tal pensieri, subito misse un grido dicendo: «Traditori, voi siete morti!» Biancaccio, vedendo il suo nimico, subito trasseli dirieto: colui fuggendo, Biancaccio, come desideroso uccidere colui come ucciso avea il padre, molto più innanti era che ’l compagno. E quando colui vidde Biancaccio molto di lungi dal compagno, rivoltòsi e colla lancia diè un colpo a Biancaccio per lo petto che da l’altra parte lo passò, e morto cadde. Lo compagno, che quasi avea sopragiunto dove Biancaccio era, e vedendolo morto pensò il fugire li fusse scampo. E subito voltatosi gridando, quello da Calci seguendolo, che bene in gambe era, l’ebbe sopragiunto e colla lancia per le reni li diè che morto lo fe’ cadere.

E dato volta, si ritornò a Calci, narrando come Biancaccio e lo compagno erano da lui stati morti. E così fu finito tra loro la guerra.

Ex.º cxv.