120Soggetti siamo. Sulla cima stassi
Il nobile desio, che spande l’ali
Oltre la polve che si preme e calca.
Ma di scherzoso zeffiro, che spiri
E lamba e fugga, non si pasce il nostro 125Senso vitale; e l’affamato ventre
Troppo contende il bene, e il mal consiglia.
Al duplice problema indi rivolgo
Questi che t’offro, di pungente sale
Ad ora ad ora aspersi, umili carmi. 130Un gregge innumerabile nel fondo
Tutto s’ingolfa di letal palude,
Misero, e cieco e di speranza privo.
Il fremito già n’odi, e già paventi
Che fuor sbucando con foga improvvisa 135Empia il mondo di stragi e di ruine.
Infelice presagio! Argini e dighe
Non conterran la piena furïosa.
Se minacci, se incalzi, e si rovesci
Nei sottoposti campi, e i solchi lieti 140Copra d’un monte d’infeconda arena.
Altero fiume ognor più ricco d’acque
Per ampio letto volgasi alla foce,
Le sue sponde baciando. Alla crescente
Onda di altero fiume il popol folto 145Simile è in parte. Invan pace chiedendo
Andrà con fioca voce e paventosa,
Finchè giustizia e libertà non regni
In tutte cose; e noi, credula razza,
Alle querele pronti e all’opre tardi, 150Non ci scotiam dal sonno, e non siam vivi.