95Accorto antiveder, cui non contrasti
L’inerte braccio o di scorrette voglie
L’ardente foga! A carità verace
T’informi allor, che provvido soccorri
Ai danni ch’evitare indarno cerchi. 100D’infermi vecchi e di orfanelli ignudi,
Di scapigliate vedove, cui manca
Asilo pane refrigerio e scampo,
Odi il lamento, il gemito e le strida
Di pianto miste. Placido e soave 105Scenda sovr’essi, qual fresca rugiada
Sull’arid’erbe, il balsamo che reca
Anco all’alma salute e lena. Ad essi
Sia riserbato l’obolo, che incauta
Mano, a cessar dell’importuna ciurma 110Il chiedere procace, in grembo getta
Spesso al ribaldo, che fra l’orgie impure
Consuma il frutto dell’altrui fatica.
D’ignavia è madre e di corrotte usanze
Mendicità; ma il poverello umíle, 115Che incolpevole a te quasi non osa
Stender la destra tremula, confondi
Collo sfacciato incettator, che scaltro
Piaghe e casi mentisce, ove una sola
All’innocente e al reo pena ne incolga. 120L’uno ritrovi in suo fido ricetto
Tale un conforto, che il segreto duolo,
O l’ aperta vergogna, o il dono acerbo,
O l’amara ripulsa gli risparmi.
All’altro scocchi con securo dardo 125Il tuo rifiuto; e rigida maestra
Esperïenza dal suo lezzo il tragga.
Se al trasognare di cervelli insani
Badi, oh! quale saría di compier dato