Coi fidati compagni erra sbattuto
Dalle cozzanti furie, insin che trovi
Entro ai profondi vortici la tomba.
Mentre l’ardito notatore in salvo 65Col volteggiar degli addestrati fianchi
Corre; e il nocchiero impavido, sfidando
L’ira de’ venti, ammaina le vele,
Le sirti sfugge, e la spalmata nave
Guida secura ad ancorare in porto. 70Deh! meno avara suoni e non s’arresti
Sul freddo labbro la vital parola
Che illumina, consola ed avvalora
Le combattute squallide raminghe
Turbe infelici. A che menar ti giova 75Di fraterna pietà vanto, se lasci
Nel fratello languire, o dal maligno
Soffio turbata l’immortal scintilla,
Quasi obbliando che di solo pane
L’uomo non vive? Attonito e confuso 80Fra ribrezzo e sgomento a che ti lagni
Se di miserie e di nequizie il mondo,
Ribocca e geme? Alla radice attendi,
E te prima che altrui danna e correggi.
So che de’ mali l’orrida caterva 85Opra non vale a sbandeggiare appieno:
Ma quanta parte prevenirne e quanta
Allevïarne può la miglior norma
Di privato e di pubblico costume,
Pronto sentenzïar con equa legge, 90Intatta l’ala dell’ingegno, aperto
All’arti industri e alle onorate imprese
Un facile sentiero, ai fatti degni
Serbato il premio che a viltà si neghi;
Integra fede, e nelle menti sane