Pagina:Sermoni giovanili inediti.djvu/144

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140 sermone decimoquarto.

     La turpe inopia o squallida discerni,
     Che l’aere appuzza del suo fiato o assorda
     165Di fameliche grida. A quella schiudi,
     D’inciampi sgombro, libero e sicuro
     Il diritto cammin; nè duro incarco
     Ne pieghi i travagliati omeri a terra.
     Questa d’altra ragion chiede rimedi.
     170Ma quando l’ora ad apprestarli avvenga,
     Chi dispensiero o giudice ne fia?
     Forse chi gira del comun tesoro
     Le chiavi? Oh! novo di virtù strumento
     Il gabellier, che la moneta estorce
     175Dal borsellino, e assottigliata e tarda
     Per lunghi e tenebrosi aditi a caso
     Cader la lascia nell’ingordo sacco
     Di chi più forte incalza, o con più destri
     Avvolgimenti lubrico si striscia.
     180Oh! nova di virtude arte, che piglia
     Dalla forza suggello; e la possanza
     Del merto toglie, e la memoria, e il dolce
     Di generosi affetti e di gentili
     Grazie ricambio. O voi, che dall’ignavia
     185Scuote talor l’inesorabil fame,
     Via la stridente sega ed il pesante
     Martel gettate; e fra i ricolmi nappi,
     Gavazzando ed empiendo il ventre cupo,
     Lungi sbandite il torbido pensiero
     190Della diserta moglie e degli ignudi
     Figli, che chiedon pane. Alla diserta
     Moglie ed ai figli ignudi ed a voi stessi
     Nel vicino domán la facil arca
     Del tesoro comun s’apre, e il decreto
     195Muta d’Iddio, che del lavoro sacra
     Fece la legge e col bisogno punse