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Pagina:Sermoni giovanili inediti.djvu/145

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la beneficenza. 141

     L’uomo cui diede sentimento e possa
     D’intelletto e di nerbo; e sacra fece
     De’ con forti scambievoli la legge,
     200Per cui si compie l’armonia del nostro
     Breve corso mortal. Ma impunemente
     Mai non si calca dell’error la via.
Come per importuna acqua la vampa
     Più si dilata di vorace fiamma,
     205Così l’ambizïosa, arida e falsa
     Beneficenza col prometter largo
     Seduce e inganna; e coll’attender corto
     Ai pochi dona, ai molti nega, a tutti
     Toglie, e la piaga che sanar presume
     210Moltiplica, fomenta, a peggio tira.
     Alla nativa carità serbato
     Sia l’impulso spontaneo, l’accorto
     Sguardo, la cura vigile e l’affetto
     Che di se stesso si compiace e pasce.
     215Talvolta, il so, cieco è l’affetto e crede
     Che per la intenzïon buono riesca
     Anche il ristoro onde il malvagio ride.
     Ma sempre da ragion prende consiglio
     Ogni bennato affetto, e non consente
     220Che allo scopo del bene il mal sottentri.
Nè rado è che per cumuli diversi,
     Mentre l’uno non sa quel ch’altri faccia,
     La volontaria offerta si comparta;
     E tanto abbondi all’un quanto scarseggi
     225All’altro. Molti ad offerire acconci
     Sono, ma pochi a giudicar per quali
     Segni si scopra e si misuri e come
     Soccorrasi il bisogno. In un raccolte
     Le sparse forze acquisteran vigore
     230Di mirabile tempra. A varie parti,