L’uom, che il talento alla ragion sommette,
Più che de’ sensi l’impeto, i soavi
Moti dell’alma a soddisfare intende. 55E l’anima, che quasi pellegrina
In cerca move della sua compagna
Come le addita la materna stella
Onde trassero il vol, paga si rende
Se alfin la incontri, a lei si aggiunga e l’ale 60Con essa porti alla dimora antica
Dove il raggio d’amore eterno splende.
Fama è, che l’uman gregge errasse ignudo
Per le foreste, alle feroci belve
L’orrido cibo a disputar costretto, 65Finchè di stabil norma ordine certo
Non s’ebbero le nozze. Indi le prime
Are, che al nume e alla famiglia sacre
Furon tempio ed asilo e stanza all’ombra
Delle leggi securi; indi le prime 70Del consorzio civil salde radici,
Da cui mirabilmente si diffonde
Per moltiplici rami un umor vario,
Che d’ogni gentilezza il frutto porta.
Male abbiasi colui, che a dar di piglio 75Negli antichi retaggi e a far che nuovi
Non sorgano a turbar l’egual misura
Dello scotto comun, sognò con empia
Mano scrollare e rovesciar dal fondo
Dei domestici lari il fondamento. 80Allora, ei disse, più gl’industri padri
Non suderanno a cumular pe’ figli
Tesori invidïati, a cui non puote
Un obolo sottrar la scarna plebe.
Allora.... Incauto! allor fia spento il seme 85Da cui rampolla per diverse e mille