Pagina:Sermoni giovanili inediti.djvu/156

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152 sermone decimosesto.

     Mai non posi del ver; chè sotto il velo
     Delle leggiadre imagini più bella
     20Del ver la faccia mi sorride e parla.
Come al tornar della stagione amica,
     D’erbe e di foglie si riveste il prato,
     La selva, il monte; e colle tiepid’ali
     L’aura, lambendo i calici odorati
     25De’ fiori, sparge insolita fragranza;
     E le fronde scherzosa agita, e increspa
     L’onda del picciol rivo, in cui si specchia
     Il sereno del ciel; così benigna
     All’uom natura nell’età fiorita
     30Di porpora le guance gli colora
     E di gioconda sanità l’avviva,
     A lui d’intorno diffondendo i raggi
     D’incantevole luce onde sfavilla
     Il guardo, il labbro; e le riposte fibre
     35Della mente e del core un ardor novo
     Con fremito dolcissimo gl’investe.
     Agli scherzi innocenti oh! qual succede
     Incerto desïar che non ha posa?
     Quale arcano poter par che ne inviti
     40A sospirar col morïente giorno,
     A ricercar ne’ taciti recessi
     Le note piante, che del cor ministra
     La man lasciò di cari segni incise?
È una occulta virtù, che della vita
     45Le meraviglie ognor serbando, allegra
     Ognor di nova giovinezza il mondo,
     Se l’inerte materia attragga o spanda,
     Se di fecondo umor gli arbori investa,
     E se quanti animali in terra sono
     50Per l’aere o il mare a coppie vaghe inciti.
     Ma quando punge di amorosa cura