Pagina:Sermoni giovanili inediti.djvu/189

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la povera infanzia. 185

     Di verace conforto e di speranza,
     Vivrem contenti, liberi e felici
     190In securtade e pace. Il poverello
     Fin da prim’anni con benigno ingegno
     La santa legge del lavoro apprenda,
     E amando segua. Dagl’ingrati e viil
     Sensi rifugga e a reverenza inchini
     195Verso la schiera avventurata e cara,
     Che la mano gli porse, e sorgi (disse)
     Sorgi e cammina. Nell’avverso campo
     Il volgo innumerevole e digiuno
     D’ogni letizia col pasciuto volgo,
     200Degli altrui mali ignaro, non contenda;
     Sì che tra poco il vincitore incauto
     Non meno avrebbe a lagrimar del vinto.
Agli orfanelli miseri serbate
     Un benefico asilo, ovunque sorga
     205Un tempio al Nume sacro, a cui gradita
     La fede è allor che a carità si sposa.
     Orfani sono i miseri fanciulli,
     Innanzi tempo e a peggior danno esposti,
     Onde i parenti fan ciò che del muto
     210Gregge non fanno i vigili custodi.
Ma di famiglie improvvide l’incuria
     Alimentando e i vincoli disciolti,
     Noi tesseremo a mane, ed esse a sera
     Distruggeranno la non lunga tela?
     215Dapprima io chiederò: più del rifugio
     Dato all’infanzia, giova al tristo mondo
     Agli adulti serbar carceri e ospizi?
     Poscia ripiglio, che l’ingrata e falsa
     Beneficenza in maleficio è vôlta,
     220Perchè dal saggio prevedere assolve
     La turba che soccorre e non corregge.