Pagina:Sermoni giovanili inediti.djvu/190

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186 sermone ventesimosecondo.

     Tu degli accolti bamboli l’incarco
     Tutto non prendi sì ch’altri ne getti
     Il giusto pondo. La famiglia aiuti
     225E l’opera ne compi e ne migliori,
     Mentre che i nati ad educarne imprendi,
     E lei medesma in parte a un tempo educhi
     Con fidati consigli e colle imposte
     Norme e con belli od onorati esempi.
230Dalle fatiche a riposare invita
     Il sol cadente e il fantolin scherzoso
     Dal collo pende della madre lieta.
     Involontario educator le apprese
     Leggi ricorda, e sul profano labbro
     235Forse pronto a scoccare un dardo arresta.
     Talor avvien che avvinazzato e bieco
     Torni fremendo e bestemmiando il padre;
     Chè tal si noma, e il fantolino al sonno
     Gli occhi non chiuda, ed in brev’ora ascolti
     240Di rotte voci ed aspre un suon discorde.
     Ma il tristo caso, che a ragion deplori,
     I cento a benedir non ti consiglia,
     Onde l’occulto e certo e tardo effetto
     Dell’impedito male all’occhio tace?
     245Non ti sgomenti il faticoso e lungo
     Calle che adduce alla lontana meta.
     Ora d’infradiciati arbori vedi
     Il suolo ingombro, e i tralignati semi
     A medicarne, a fecondarne intendi.
     250Oh quante volte il tuo pensier deluso
     In vista appare, e tu forse dal tedio
     O da stanchezza o da calunnia vinto
     Indietro guardi e del ben far ti penti!
     Latrino a posta lor, latrino i cani,
     255Ma tu prosegui. Le novelle piante,