Pagina:Sermoni giovanili inediti.djvu/57

Da Wikisource.

il valore delle cose. 53

     E al danno aggiungo la vergogna; o passa
     Il varco, e fugge l’invocata aita,
     lenta lenta per anguste vie
     In parte viene. Con occulta fraudo
     235La mia legge delude, o la mia voglia
     Schernita lascia con amaro inganno.
Tempo surse migliore; e già sull’aia
     Dei raccolti manipoli si allegra
     L’adusto mietitor. Fervono l’opre
     240Dell’officina, e il delicato arnese
     Per cento pani mi concedi appena.
     In breve cerchio timida e pudica
     Necessitade ha certo regno e fermo.
     Ma colle penne rapide e leggiere
     245Senza leggi e confine e senza posa
     Vola scherzando a guisa di farfalla
     La volubile moda, e in poco d’ora
     Al proprio foco intorno si consuma,
     E dalle fredde ceneri risorge
     250A nova forma. Il fiorellin che nasce
     Coll’alba, e al declinar more del giorno,
     Caro si rende più, quanto più vago
     Di leggiadra donzella al crin s’intreccia.
     Il gozzo è pago dell’usato pasto;
     255Ma di vezzi, di fogge e di moine
     Paga non è tra gl’infiniti nulla
     La vanità dei cervellini strani.
     Tu di censore rigido la sferza
     Sospendi, e il velo penetrar ti basti
     260Che una parte di vero in sè nasconde,
     Mostrando come il molto oro si versi
     A larga mano più, quanto la nostra
     Follia più ratto si dilegui al vento.
     Chi la materia faticando appresta,