Pagina:Sermoni giovanili inediti.djvu/58

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54 sermone sesto.

     265Come l’usanza vuole, e il prezzo adegua
     Alla improvvisa foga, a cui succede
     Il gelido disprezzo, io non accuso.
     Finchè non sono gl’intelletti sani
     Andrà il poeta povero e deriso
     270Fra le insolenti turbe, a cui sol giova
     Il tintinnar di ciondoli vezzosi.
Il pendolo, che a destra e a manca oscilla
     E coll’alterno moto al centro tende,
     Del vacillante prezzo offre l’imago,
     275Che pel soverchio o pel difetto ondeggia,
     Finchè riposi là dove risponda
     Al verace dispendio. Il campo io lascio,
     O stringo allor che la mercè si neghi
     A prolungate corse; e il ricco pallio
     280A novo corridor nova dischiude
     Invidiata arena. A questa norma
     Del mercato la indocile fortuna
     Sempre fida non è. Ch’ora l’ingegno,
     Ed ora il polso ad emular vien manco
     285Le arti nuove e felici; od alle antiche
     Si toglie il passo con ferrate sbarre,
     Onde l’un coglie sonnacchiando il frutto
     Dell’aurifera pianta, e l’altro vuota
     Spesso stringendo la callosa mano
     290Colla famiglia povera sospira.
Dei lacci, che la fraude al mondo intesse,
     L’ignoranza e l’errore, il nodo sciogli,
     E di giustizia il sacrosanto imperio
     Con certa legge ridonando serba.
     295Ma nel sentiero libero, che s’apre
     Al gareggiar delle solerti schiere;
     L’un tentennando va col fianco lasso,
     E l’altro quasi per volare al piede