265Come l’usanza vuole, e il prezzo adegua
Alla improvvisa foga, a cui succede
Il gelido disprezzo, io non accuso.
Finchè non sono gl’intelletti sani
Andrà il poeta povero e deriso 270Fra le insolenti turbe, a cui sol giova
Il tintinnar di ciondoli vezzosi.
Il pendolo, che a destra e a manca oscilla
E coll’alterno moto al centro tende,
Del vacillante prezzo offre l’imago, 275Che pel soverchio o pel difetto ondeggia,
Finchè riposi là dove risponda
Al verace dispendio. Il campo io lascio,
O stringo allor che la mercè si neghi
A prolungate corse; e il ricco pallio 280A novo corridor nova dischiude
Invidiata arena. A questa norma
Del mercato la indocile fortuna
Sempre fida non è. Ch’ora l’ingegno,
Ed ora il polso ad emular vien manco 285Le arti nuove e felici; od alle antiche
Si toglie il passo con ferrate sbarre,
Onde l’un coglie sonnacchiando il frutto
Dell’aurifera pianta, e l’altro vuota
Spesso stringendo la callosa mano 290Colla famiglia povera sospira.
Dei lacci, che la fraude al mondo intesse,
L’ignoranza e l’errore, il nodo sciogli,
E di giustizia il sacrosanto imperio
Con certa legge ridonando serba. 295Ma nel sentiero libero, che s’apre
Al gareggiar delle solerti schiere;
L’un tentennando va col fianco lasso,
E l’altro quasi per volare al piede