Pagina:Sermoni giovanili inediti.djvu/76

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72 sermone ottavo.

     95Di merce universal che a me concedi
     Pel desïato obbietto, il pegno offrendo
     Che alla sua volta il mio difetto adempia.
     Ma indocili talora, e avari sempre
     Sono i metalli, che a novella stampa
     100Riduce il conio memore del pondo
     Nitido e certo, onde con vario metro
     Delle cose al valor fanno riscontro.
     Tre volte cinque l’un vince in possanza
     il fratello minor, finchè di cinque
     105E dieci volte il sacrificio chiede
     E lo sforzo maggior. Oh se a noi dato
     Omai ne fosse al prepotente imperio
     Dei metalli supplir con umil segno
     Agevolmente in brevi note iscritto!
     110O qual vedremmo per feconda vena
     Diffondersi tesor, ch’ora s’invola
     Al servigio dell’arti, e a caro prezzo
     Rotolando consuma a poco a poco
     Sè stesso, e avaramente si rintegra!
115Fa’, che a misterïosa arte di maga
     La placid’aura obbedïente appresti
     Mirabile un sentier, che le terrene
     Vie risparmiando le ridoni ai semi
     Delle fertili piante. E scarso lucro
     120Questo dirai, se colla mente intendi
     Oltre il novello solco, rïandando
     I duri intoppi a vincersi restii,
     E vinti appena alle rote stridenti
     Il cozzo rinnovare, e infranto l’asse,
     125E le mal conce rozze a cui la pelle
     È informata dall’ossa; e il tedio grave,
     E i temuti perigli, e i danni certi,
     E la lung’ora a più felici cure