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112 scritti di renato serra

e la scena questa volta nella sua brevità e sobrietà di commenti, appena sottolineati dalla inflessione delle voci, è assai piacevole. O avrà ragione anche quel Leuma, che ha abbandonato l’insegnamento e la poesia per diventare un buon marito e un bravo consigliere comunale?

Ma la vita non ha solo di queste ironie.

Ecco il maggiore, disgustato non meno dell’ingratitudine del governo che dei cibi indigesti della trattoria, che cerca una compagna alla sua vecchiezza corrucciata nella maestrina che s’era avvezza a mangiare al suo tavolino; ecco il magistrato, invecchiato fra le sentenze e la morale e il lusso di famiglia, a cui due occhi maliziosi incontrati sul tram persuadono i peccati della primavera e le sciocchezze di una gioventù che non è più sua....

Non v’inganni la piacevolezza del narratore a rilevare gli aspetti comici e anche un po’ ridicoli di queste avventure; in quei personaggi e in quei casi egli ritrova sè stesso; e tutta la noia e la pietà, e il desiderio vano di giovinezza e di gioia che parla in quelle anime, è la voce dell’anima sua.

O giovinezza che passi e non torni, o amore che sorridesti e non sorridi, come quest’uomo, che sembra al viso così tranquillo, ti cerca dentro il suo cuore e ti piange!

Altrove la materia del racconto è anche più lieve; è il ricordo di una scappata d’innamorato, appena velato nel nome e con l’uso della terza persona, è il ritorno alla casa paterna, o la lettera in cui la mamma ha chiuso le viole e le memorie; è l’incontro con la donna, che lo studente aveva conosciuto sartina per le contrade di Bologna, e l’uomo ritrova attrice elegante....

Il vero è che naturale argomento del Panzini